L’ideologia della vittimizzazione

  Ci passavo accanto quasi ogni giorno. Era una scritta murale che recitava: “gli uomini stuprano”.
  La prima volta che l’ho vista mi ha infastidito, perché sapevo che chi l’aveva fatta mi avrebbe definito “un uomo” e io non ho mai desiderato stuprare nessuno. E lo stesso si può dire per i miei amici pene-dotati. Man mano che ogni giorno mi imbattevo in questo dogma morale, i motivi della mia rabbia cambiavano. Interpretavo questo dogma come una litania della versione femminista dell’ideologia del vittimismo, un’ideologia che sostiene la paura, la debolezza individuale (con una conseguente dipendenza da gruppi ideologici di sostegno e protezione paternalistica da parte delle autorità) e una cecità di tutte le realtà e le interpretazioni di esperienze che non si conformano alla propria considerazione di se stessi come vittime.
  Non nego che esista qualche realtà dietro l’ideologia del vittimismo. Nessuna ideologia funzionerebbe se non avesse un fondamento qualunque nella realtà. Abbiamo tutti trascorso le nostre intere vite in una società fondata sulla repressione e sullo sfruttamento dei nostri desideri, delle nostre passioni e della nostra individualità, ma è certamente assurdo abbracciare la sconfitta definendosi nei termini del nostro vittimismo.
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Arte libera di uno spirito libero

Bruno Filippi è di pochi.
È di coloro che sono soli e che vogliono rimanere soli.
Di coloro che non santificano nessuno perché sanno essere anarchici anche senza la Fede.
Bruno Filippi è di noi individualisti.
G. Feroci

 
  Falange di tisici cronici più moralmente che fisicamente, microcefali, zoppi, gobbi, ciechi, visi orrendi scolpiti dal vizio, dalla sifilide, dall’alcool.
  Bocche sdentate, gialle, bavose, a che vomitate contro me orrendi improperi?
  Tutto l’odio che vi gorgoglia nella strozza, che vi fa colare due rivoletti di bava agli angoli della bocca, non mi smuove dalla mia indifferenza.
  Scuotete pur i pugni avvezzi a rivoltar letame! E voi donne insultatemi pure, voi nel cui grembo si perpetua il dolore umano. Siete tutti vili, vili! Esseri spregevoli, degni della frusta! Rettili striscianti in cerca di uno sporco tozzo di pane, cani che leccate la mano di chi vi batte! Ed è per voi, proprio per voi che dovrei insorgere?
  Per voi, per i vostri figli e le vostre madri?
  Carogne imputridite nella rassegnazione, mummie tarlate di una società in decadenza, voi vi ingannate. Io non darò la più piccola goccia di sangue per la vostra causa, non sacrificherò neanche una sigaretta per voi.
  Continuate nella vostra discesa nel fango. Man mano che voi scenderete, io salirò. Io godrò nel vedere la degenerazione che si fa strada entro voi, godo, godo…
  Giorno per giorno la fronte vi diviene sfuggente, la bocca patibolare. Giorno per giorno le stimmate della putrefazione avanzata si scorgono sotto la pelle giallastra.
  E io rido, rido!…
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Un calcio nelle palle!

  È tornata la scuola, sono tornati i professori.
Tra la nebbia asfissiante della macchina scolastica e il riassestamento ordinato dei suoi protagonisti, ecco qualche spunto di riflessione per vederci più chiaro, farne crollare certi miti e minacciarne alcune sicurezze tra le più pericolose per i nostri entusiasmi. In più, qualche consiglio utile per combattere il nuovo anno cercando pure di divertirsi. Scarica e diffondi liberamente tutto il materiale!

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  L’educazione democratica si prefigge lo scopo di modellare il carattere degli studenti nell’accettazione della Gerarchia, dell’Autorità e della Norma. Non è altro che un artificio per dominare. La moderna pedagogia lavora per una causa infame: intervenire in maniera poliziesca nella coscienza degli studenti.
  Espressioni come “trasmissione del sapere” e “divulgazione della cultura” non sono altro che cinici eufemismi: nascondono niente più che un lavoro di indottrinamento della popolazione, di ideologizzazione del collettivo scolastico, di diffusione dei miti del Sistema, di conversione dell’ideologia dominante in senso comune.
  Arrogandosi una facoltà demiurgica (creatrice di uomini), gli educatori si incaricano di una delicata correzione del carattere dei giovani, di un lavoro molto “illuminato” di forgiatura della personalità, con lo sguardo sempre diretto al “bene” dello studente e a ciò che conviene alla società.
  Si impegnano nel modellare soggetti “critici”, “autonomi”, “creativi”, “indipendenti”, “liberi”, “solidali”, “tolleranti”, “pacifisti”, ecc. In questo modo usurpano la voce dello studente, “riformano” l’Istituzione in nome suo, intervengono poliziescamente nella sua soggettività accampando di farlo per il bene stesso del danneggiato.
  In breve, incorrono mille volte nell’infamia di parlare per gli altri.

“Il flagello della sfera intellettuale è l’uomo sempre preoccupato dell’educazione degli altri.”
(O. Wilde)

“Maestro! Quello che ti possiamo dare è un calcio nelle palle!”
(Polla Records)

  Avvertenza 1: il testo che stai leggendo è frutto di una rielaborazione di un’intervista a Pedro Garcia Olivo, irresponsabile antiprofessore. Lo ringraziamo per le parole e i concetti espressi e ci scusiamo qualora ne avessimo travisato il senso in qualche passaggio e/o nell’insieme.
  Avvertenza 2: in ogni termine, dove il genere è utilizzato al maschile è da intendersi anche al femminile e viceversa (es.: professore/professoressa; studente/studentessa; palle/ovaie).

CONTINUA…

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CINEFORUM: Ciclo Philip K. Dick – Paycheck

Giovedì 30 agosto, ore 21:30, terzo appuntamento del ciclo di film ispirati da romanzi e racconti di Philip K. Dick.

“Paycheck”, di John Woo (2003)

  Michael Jennings è un ingegnere specializzato nell’introdursi in prodotti informatici appena brevettati per rubarne i segreti. È talmente bravo che, per contratto, le ditte che lo assoldano gli cancellano i ricordi di tutto il periodo in cui ha lavorato al progetto.
  Due mesi di vuoto di memoria sono tutto sommato un piccolo prezzo da pagare per vivere agiatamente. Ma un giorno la posta si fa più alta: lavorare per il vecchio amico Rethrick ad un progetto segretissimo, per tre anni, in cambio di una quantità di denaro irrifiutabile. Buio. Ritroviamo Jennings, privo di ogni ricordo dei passati tre anni, con un conto in banca azzerato, una bella fidanzata di cui non ricorda che uno sguardo, l’FBI che lo bracca e gli uomini di Rethrick che vogliono ucciderlo.

Vi aspettiamo in Villa (Via Don Minzoni 300) dalle 21:30.

CINEFORUM: Ciclo Philip K. Dick – A Scanner Darkly

Giovedì 23 agosto, ore 21:30, secondo appuntamento del ciclo di film ispirati da romanzi e racconti di Philip K. Dick.

“A Scanner Darkly – Un oscuro scrutare”, di Richard Linklater (2006)

  Fred Arctor è un agente della narcotici nascosto dentro una tuta disindividuante e infiltrato in un gruppo di consumatori abituali di Sostanza D, un acido che brucia il cervello e provoca allucinazioni. La tuta cangiante protegge la sua vera identità e la mutua in Bob Arctor, compagno di una schizzatissima brigata di tossici dislocati a Orange County, in California.
  L’“oscuro scrutare” di Richard Linklater ripropone la sperimentazione estetica di Waking Life, il suo film precedente girato come un normale live action e poi ritoccato con l’animazione grafica. Il cast in carne e ossa, capitanato da Keanu Reeves, viene ripreso dal vivo e successivamente trasformato in disegno animato sullo sfondo mosso dal rotoscope, una tecnica che permette di ottenere un movimento animato a partire da un filmato reale. La scelta di Keanu Reeves e della cifra stilistica sono entrambi funzionali alla storia, raccontata e “clonata” dall’omonimo romanzo di Philip K. Dick.

  Ancora una volta, come il Neo dei fratelli Wachowski, l’attore si aliena da se stesso recuperando la sua “matrice”, la sua realtà virtuale che finisce per confondere e poi smarrire quella reale. Se le macchine creano Matrix, è un’overdose di Sostanza D. a produrre le alterazioni percettive del protagonista. Il procedimento tecnico, il ridipingere digitalmente l’immagine fotografica dell’attore, restituisce la stratificazione dell’identità del protagonista, Fred Arctor che è anche Bob Arctor, e insieme gli infiniti volti variabili della scramble suite (la tuta) dickiana. L’esperienza alterata della tossicodipendenza, la paranoia, l’incapacità di definire la realtà reale, vissute dallo scrittore statunitense e formalizzate in uno dei suoi più grandi atti di accusa contro il controllo e l’arbitrario scrutare governativo, si traducono in uno psichedelico impasto di carne e digitale. Un incubo dark che crea dipendenza.

***Birra e patatine fritte!***

Vi aspettiamo in Villa (Via Don Minzoni 300) dalle 21:30.

CINEFORUM: Ciclo Philip K. Dick – Minority Report

Giovedì 9 agosto, ore 21:30, primo appuntamento del ciclo di film ispirati da romanzi e racconti di Philip K. Dick.

“Minority Report” è un film del 2002 diretto da Steven Spielberg, tratto dal racconto di fantascienza di Philip K. Dick “Rapporto di minoranza”.

  “Siamo nel 2054, a Washington, dove è stato messo a punto un sistema capace di prevedere i crimini, dunque prevenirli. Niente di particolarmente tecnologico: semplicemente tre umani dotati di capacità paranormali. Si chiamano pre-cog, da precognitives. Vivono in una piscina e hanno visioni che poi trasmettono a un secondo livello, a un’unità di pronto intervento, il cui eroe è John Anderton. Ma ecco che i veggenti a un certo punto indicano proprio John come futuro omicida di un tale che non conosce.”

***Birra e patatine fritte!***

Vi aspettiamo in Villa (Via Don Minzoni 300) dalle 21:30.

NON TUTTO È PERDUTO, È NATO UNO SPAZIO LIBERATO!

ACCORRETE A NOZZANO, VIA DELLA BORDOGNA 826, C’È UN NUOVO SPAZIO LIBERATO IN CITTÀ!

NON TUTTO È PERDUTO, È NATO UNO SPAZIO LIBERATO!

  Intorno a noi, tutto precipita: la civiltà del terzo millennio avanza senza tregua, a colpi di bilancio, progresso e innovazione, verso nuovi orizzonti di annichilimento dell’essere umano. Nuove frontiere di sfruttamento e depressione accompagnano la progressiva trasformazione dell’uomo in macchina, derubandoci tutti del nostro tempo, del nostro entusiasmo e della nostra vitalità.
  Su altre frontiere, quelle dei nuovi muri e del solito vecchio filo spinato, i potenti di tutto il mondo spianano schiere di militari armati fino ai denti per giocare alla roulette russa con le frustrazioni della gente, disseminando odio e guerra tra poveri, aizzando gli uni contro gli altri fino all’esplicito sdoganamento di ogni discriminazione; fino alla fascistizzazione di massa e su larga scala di intere popolazioni, peraltro già abituate a metabolizzare con sempre più facilità la progressiva integrazione allo stile di vita quotidiano di sistemi di controllo, sorveglianza e repressione di ultima generazione, a cui in molti ormai fanno riferimento con il fanatismo tipico di chi è abituato a rendersi giorno dopo giorno il poliziotto di se stesso.

  Lucca rappresenta per noi un esempio lampante di quest’ossessione: una città malata, costruita nell’ombra bigotta del suo stesso dormitorio, in cui soltanto volanti e telecamere accompagnano il tifo di qualche bottegaio per l’affondamento d’un barcone nel Mediterraneo. Una città drogata dal denaro e dall’ipocrisia, dove quattro chilometri di mura sono più che sufficienti per chiudere il cerchio intorno agli interessi economici delle famiglie di feudatari al potere e alla megalomania della Lucca bene, coi suoi maxi eventi tipici della spettacolarizzazione da cartolina lasciata in mano ai turisti. Dietro al palcoscenico, bigottismo, mediocrità, razzismo e repressione si spartiscono il compito di logorare lentamente tutto il resto.
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Giornata in Villa + NOCTURAMA

Inaugurazione estiva di Villa Vinz.

  Vi aspettiamo per celebrare insieme a noi “L’EQUINOZIO DI ESTIVO” (senza che è vero ah no è vero veramente). Ci si diverte, si balla tutti sudi, si canta e ci si guarda non troppo amareggiati.
Porta il $UGO, noi ci mettiamo la TRAP.

Dalle 16:00:

– MUSICA (Live HipHop-Trash-Trap Djset)
– GRAFFITI LIVE PAINTING (porta le bombolette)
– PASTA FRITTA ALL DAY LONG (Live cooking!)
– ASSEMBLEA (affrontiamo la tematica a noi cara)
– APERITIVO (Bar prezzi popolari)
– PROIEZIONE: “NOCTURAMA” (2016)

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NOCTURAMA, di Bertrand Bonello (2016)

“David, Yacine, Samir, Sabrina, Mika, Sarah, Omar si muovono come stregati lungo le strade di Parigi, attraverso i suoi quartieri, dentro la metropolitana. Muti, determinati, sguardi fissi, espressioni vaghe, gesti (ir)razionali, segnali di intesa, risposte criptiche ai cellulari, tutto li suggerisce agiti da un progetto comune. Figli di papà, figlie delle banlieue, studenti, disoccupati, precari, neri, arabi e bianchi, sono un reparto d’assalto improvvisato che deflagra Parigi. Alla stessa ora, in siti diversi: un grattacielo de La Défense, un ministero, alcune vetture parcheggiate davanti alla Borsa di Parigi, la statua di Giovanna d’Arco, il cuore di un banchiere. Le bombe esplodono, le pistole sparano, la pece brucia, Parigi collassa e loro ripiegano in un grande magazzino. Mentre fuori è il panico e la città si perde in congetture, dentro i terroristi attendono, esaltati dalla distruzione. Ma è questione di tempo, il tempo che ci vuole per convertire l’esaltazione in terrore (di morire).”

Foglio Anarchico Informale